Elena Diaco Mayer è nata Padova nel 1968. Ha trascorso l’infanzia a Firenze, e nel 1981 si è trasferita a Catanzaro, dove adesso vive ed opera come pittrice e scultrice.
Nel 1986, dopo aver conseguito la maturità artistica, si trasferisce a Milano, e nel 1990 si laurea in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Nel 1991 torna a Catanzaro, dove lavora come grafica pubblicitaria per la Gazzetta del Sud, per Telecom Italia e per la Regione Calabria. Nello stesso periodo lavora come progettista - disegnatrice in una vetreria artistica.
Dal 1993 al 2004 insegna per la Regione Calabria tecniche di decorazione della ceramica, decorazione del vetro e arte cartaria ad adulti e soggetti svantaggiati, e coordina atelier di pittura per bambini e laboratori espressivi per ragazzi utilizzando il metodo Munari “Giocare con l’arte”.
Tra il 2006 e il 2007 frequenta workshop con diversi artisti, tra cui lo scultore Giuseppe Spagnulo.
Nel 2007 è invitata dal Museo Civico di Taverna a partecipare al progetto “M.A.C.A.T” - Museo d’Arte Contemporanea all’Aperto, con un’opera che entra nella collezione permanente del museo.
Nello stesso anno è selezionata, nella categoria pittoscultura, per il progetto Munix-webart - arte in web, realizzato dal giornale Namir in collaborazione con il Comune di Roma X Municipio.
Nel 2008 è invitata a partecipare con una sua opera alla Seconda Biennale D’Arte dei Giovani a Bologna, curata da Renato Barilli e Roberto Daolio.
Nel 2009 consegue con lode la laurea specialistica in Pittura presso la facoltà di Arti Visive e Discipline dello Spettacolo dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, approfondendo in modo particolare il suo operare nell’area dell’arte sacra contemporanea.
Ha studiato lingua araba, ha partecipato a corsi di iconografia ortodossa ed approfondito pratiche legate all’arte orientale. Studia calligrafia giapponese con il maestro calligrafo Norio Nagayama.
Nel 2010 è inserita tra i 15 giovani artisti calabresi scelti per il loro lavoro dalla rivista specializzata Arte Mondatori.
Nel 2011 è invitata ad esporre alla 54° Biennale di Venezia, Lo stato dell'Arte, Padiglione Italia - Accademie, Tese di San Cristoforo, a cura di Vittorio Sgarbi.
Il suo lavoro, definito anche poesia visiva, è connotato dall’utilizzo di elementi naturali ed essenziali, e da un’iconografia memore della tradizione artistica occidentale e delle culture ortodossa ed orientale.
La sua opera, pittorica e scultorea, attraverso monocromie e ampie campiture d’oro, scritture astratte e modulazioni del segno, è volta a concretizzare in stati di consapevolezza visiva sostrati ed elementi originari della realtà oggettiva.